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Tiziano Ferro: "In questo album racconto il mestiere della vita"

A distanza di 5 anni da "L'amore è una cosa semplice", Tiziano Ferro pubblica oggi, venerdì 2 dicembre, il nuovo album di inediti "Il mestiere della vita" con Universal Music. Il disco, che contiene 13 brani, segna il ritorno ad atmosfere black ed è frutto di un lavoro di ben due anni, arco di tempo necessario per capire alcune cose, come specifica lo stesso Ferro all'inizio della conferenza stampa.

Published at 2 dic 2016

Tiziano Ferro: "In questo album racconto il mestiere della vita"

A distanza di 5 anni da L’amore è una cosa semplice, Tiziano Ferro pubblica oggi, venerdì 2 dicembre, il nuovo album di inediti Il mestiere della vita con Universal Music. Il disco, che contiene 13 brani, segna il ritorno ad atmosfere black ed è frutto di un lavoro di ben due anni, arco di tempo necessario per capire alcune cose, come specifica lo stesso Ferro all’inizio della conferenza stampa.

Il mestiere della vita è nato senza pensare all’idea che avrei fatto un disco nuovo. È chiaro che dentro di me ho sempre saputo che l’impulso di scrivere e fare musica non sarebbe mai terminato ma ho voluto provare a scrivere come facevo all’inizio senza sentire il peso della scadenza, in quanto non avevo un contratto discografico, che scadeva con la raccolta. Il mio bisogno primario è stato cercare di capire se scrivere musica mi diverte ancora come quando avevo 16 o 17 anni, quando ho scritto il primo album. Questo disco l’ho scritto più o meno con quello spirito, trovandomi spesso e volentieri solo nella mia camera, anche cazzeggiando, senza registrare in anticipo i demo col mio produttore Michele Canova, che nel frattempo si è trasferito a Los Angeles. Ho avuto bisogno di fare tutto da solo, senza considerare l’idea di scrivere dei brani per un mio disco. Poi, un giorno, mi sono svegliato con questo disco praticamente fatto. È  stato importante fare un percorso di questo genere perché l’unica responsabilità che sento verso le persone che mi ascoltano da ormai 15 anni è non aver nessun tipo di paura di esporre la mia ricerca personale. Prima mi chiudevo quasi nelle canzoni che scrivevo, mentre Il mestiere della vita è il primo album in cui ho amato questo processo e posso definirlo come l’inizio di un nuovo capitolo della mia carriera“.

Il brano che apre l’album, Epic, vuole sottolineare questo voltare pagina “Non sto negando il capitolo precedente, però ho voluto tracciare questa linea per far capire meglio alle persone chi c’è dietro. Sono una persona che tende a non esserci molto, quindi preferisco essere più chiaro possibile perché è l’unico modo che conosco per vivere, fondamentalmente. Non mi riesce edulcorare le parole e dire una cosa per un’altra, sia nei rapporti personali che nella mia vita. In tutto questo, però, sono anche molto rilassato nel vivere questa mia consapevolezza. La parte in inglese l’ha scritta Baby K e avevo in mente di affidarla a un artista straniero (Chris Brown, ndr), ma poi la cosa non è andata in porto”.

Ne Il mestiere della vita, troviamo due collaborazioni: il featuring con Tormento in My Steelo e il duetto con Carmen Consoli in il Conforto. “All’inizio della mia carriera ho partecipato al tour dei Sottotono come corista e quando ho letto la strofa di Tormento, mi ha commosso. Un uomo come lui che ha fatto la storia del rap e parla di tenerezza, con quel flow. Non si dice spesso ma è uno dei più grandi soulman italiani. Carmen Consoli invece è la mia cantante preferita, me la ricordo dalla sua esibizione di Sanremo Giovani. Mi affascina da sempre e l’ho sempre considerata come l’erede di Mina: come lei, infatti, ha un un istinto per il canto meraviglioso, naturale e mai forzato. Sei anni fa, quando ho composto la melodia della sua canzone “Guarda l’alba”, ho scoperto in Carmen una persona simpatica e schiva quanto me, tanto che anche lei mi ha definito, durante un suo concerto, la sua controparte maschile. Non appena ho scritto il Conforto ho capito subito che avevo per le mani una delle mie canzoni più importanti, quindi le ho proposto di cantare insieme e ha accettato al volo. La cosa magica è che sembriamo due persone che cantano insieme da vent’anni e le nostre due voci sono diverse ma a tratti simili. Ho fatto una scelta insolita per un duetto: non ci sono armonie, bensì l’abbiamo cantata in due ottave, lei quella superiore e io quella inferiore. L’ho fatto per evitare quei manierismi tipici nei duetti di questi ultimi anni e dare più importanza al contenuto“.

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Quasi quasi, il brano conclusivo della tracklist, è l’ideale chiusura del viaggio che Tiziano Ferro ha compiuto alla ricerca di sé “Ho scritto questo brano con la cantautrice spagnola Silvina Magari e racconta il bisogno di condivisione. Vedo la mia immagine ma lo specchio, in realtà, sono le persone. Proprio perché ho capito l’importanza del rapporto con gli altri ho avuto il desiderio e il bisogno di abbassare i ritmi della mia vita negli ultimi anni, per poter ritrovare il contatto con le persone care. Mi fido molto degli altri, è bello fidarsi”.

Tra le tematiche più ricorrenti, troviamo sicuramente il perdono “Il perdono e la pazienza sono due qualità da esercitare molto spesso. La maggior parte delle volte ci impuntiamo ed evidenziamo gli sbagli altrui, mentre sarebbe meglio saperci fermare e riconoscere il nostro pezzettino d’errore. Oggi, purtroppo, si tende spesso a dimenticare quanto sia complesso perdonare una persona, ma ho voluto far diventare il perdono un messaggio in una bottiglia in mezzo al mare e non smetterò mai di parlarne”.

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La svolta di Tiziano Ferro è intuibile anche dalla copertina, per la prima volta dinamica: sullo sfondo si vede una lunga strada di Los Angeles, che rappresenta il percorso che il cantante di Latina ha fatto per arrivare a questo disco. Un percorso fisico, ma anche nella fantasia “Ci ho messo dieci anni per capire Los Angeles, devi viverci per comprenderla davvero. L’aspetto più bello è che se vuoi fare delle cose, lì le puoi fare: se incontri dei musicisti, loro vogliono davvero lavorare con te. Per la prima volta, mi sono avvicinato alla scrittura con altre persone. In questa copertina, è evidente anche il concetto di cui ho parlato poc’anzi: quest’uomo si prepara per andare a lavorare e il suo lavoro è presentarsi ogni giorno alle persone”.

Il mestiere della vita si presenta come un disco molto compatto, dominato da suoni internazionali e canzoni ritmate. Il primo singolo Potremmo Ritornare, quindi, rappresenta una sorta di eccezione, sia per le sonorità che per la composizione. “In questo album ho voluto scrivere prima i testi e, in un secondo momento, la melodia. Per Potremmo Ritornare le cose sono andate diversamente, perché ho scritto il testo come un flusso di coscienza su una melodia che avevo già da parte. In molti hanno interpretato questa canzone come un brano d’amore, ma in realtà non è così: l’ho scritta pensando a una donna la cui presenza è stata molto importante e posso dire, in un certo senso, di essere stato ispirato dalla frase di CalifanoNon escludo il ritorno”. Ovviamente mi fa piacere che la gente riveda nelle mie canzoni un’interpretazione sempre diversa, però non scriverei mai una canzone sul ritorno in coppia con una persona perché è una cosa in cui non credo. Potremmo Ritornare è un brano più esistenzialista, una sorta di seguito di Alla Mia Età