Dai 30 in su puoi fare tutto…o quasi”. Questo è il motto su cui si basa I Trentenni, sito che riassume l’essenza della nostra generazione. Più che il blog del momento, lo definirei una fiaba moderna divenuta realtà. L’idea iniziale è venuta alla luce, quasi per scherzo, dalle fondatrici Silvia Rossi, Ilaria Sirena e Stefania Rubino. Perché, come tutte le cose più belle, anche questa favola è iniziata per caso. Ma se pensate di avere a che fare solo con un blog, vi sbagliate di grosso: i Trentenni è un progetto molto più grande che comprende un libro, dei video e bellissime magliette.

Ho scambiato due chiacchiere con Silvia, che ci fa da Cicerone nel magnifico mondo dei Trentenni.

Come sono nati i Trentenni?

L’idea dei Trentenni è nata una sera, durante un aperitivo sui Navigli. Stavo raccontando la mia ultima “fantozzata” quando Ilaria mi dice “Silvia, secondo me devi metterti davanti alla videocamera e raccontare noi, la nostra generazione, i Trentenni”. Ho pensato da subito che fosse una buona idea. Il giorno dopo ho navigato online e ho visto che non c’era niente che rappresentasse i trentenni e mi son detta “Porca miseria, vuoi vedere che è la mossa giusta da fare?”. Quindi ho acquistato il dominio e ho chiesto alle mie amiche di iniziare a scrivere.

Immagino che Ilaria e Stefania si siano messe subito all’opera…

Certo, ma non solo loro. Siamo un gruppo di 7 amiche e a tutte e 7 ho chiesto di scrivere come vivevano la condizione di trentenni. La chiave è ironia e verità, perché siamo così anche nella vita. Ci siamo sempre prese in giro, sia per le sfighe più serie che per le cavolate. Vogliamo trovare il lato positivo di ogni cosa, anche perché altrimenti non ne esci.

Cos’hanno di particolare i trentenni?

La nostra è una generazione un po’ particolare, un po’ di mezzo in quanto si è trovata a vivere tutti i grandi cambiamenti: dall’università a mille altre cose. Inoltre, il contesto storico è quello che è, non uno dei più favorevoli per noi. Di conseguenza o ci ridi o ti ammazzi. Secondo me con una risata o un sorriso in più, si affrontano le cose in maniera diversa. Attraverso i nostri progetti, ovvero blog, libro, video e altri, possiamo davvero dar voce ai trentenni.

Avete ricevuto riscontri dai coetanei dopo l’inizio di questa avventura?

Assolutamente, la gente ha iniziato a scriverci spontaneamente raccontando la sua vita da trentenne, la sua storia. I riscontri sono arrivati da ogni parte d’Italia ma anche dall’estero. Abbiamo una corrispondente in Australia ogni settimana, ma anche una da Londra, una da New York, una da Tenerife e una di Boston. La cosa meravigliosa è che anche chi sta lontano ci aiuta ad osservare cosa succede qui e, dal canto loro, ci raccontano com’è essere trentenni vivendo fuori dall’Italia.

Qual è stato il momento in cui hai realizzato che il sito aveva raggiunto il punto di svolta?

Ci sono stati due post in cui ho cominciato davvero a capire cosa stesse succedendo: “I consigli dei Trentenni ai Ventenni” e “Gli Errori dei Trentenni”. Lì le visite sono iniziate a salire vertiginosamente, e pensavo “oddio, ma sono davvero 1500 visite in questo momento?”. Il culmine di tutto, però, è stato con “i Trentenni single vs i Trentenni sposati”. Lì, il sito è andato in crash e ho pensato: oh mio Dio.

Poco fa mi hai accennato del libro dei Trentenni: posso chiederti com’è arrivata l’idea di questo progetto?

Siamo state contattate da Francesco Giubilei. Francesco è l’editore più giovane d’Italia - è un ventenne - e ha avuto la fortuna che i suoi genitori lo aiutassero a inseguire il sogno di una casa editrice tutta sua. Lui aveva visto le nostre cose online e il caso ha voluto che facesse un lavoro per l’azienda per cui collaboro. Un mio collega gli ha chiesto “Conosci Silvia? è una delle fondatrici de i Trentenni!” e Francesco ha risposto “Non conosco Silvia, ma conosco i Trentenni, li sto tenendo d’occhio da diverso tempo” e così, ci siamo ritrovate la proposta del libro. Per noi è un biglietto da visita. Abbiamo scritto i nostri capitoli e abbiamo chiesto ai nostri autori preferiti del sito di dare anche un loro contributo.

Vedo molti ventenni che non hanno un’identità definita. Invece noi, anche dieci anni fa quando eravamo noi stessi ventenni, avevamo un’identità fatta di tante piccole cose ma importanti. Come ti spieghi questa differenza?

Credo che la nostra generazione si sia costruita un’identità grazie alla famiglia, all’educazione ricevuta, ma anche grazie alla fatica che facevamo per ottenere qualcosa: ottenere un genere musicale, ottenere una passione, capire quale strada percorrere, scegliere la scuola giusta. Quando non hai l’aiuto di un click, e quindi mille informazioni, hai più coscienza. Secondo me, noi eravamo consapevoli pur essendo piccoli. Ti faccio l’esempio della musica che è ciò che ci accomuna: io ascoltavo un certo tipo di musica, la mia amica un genere totalmente opposto, ma non per questo lei non si sentiva in diritto di rappresentare una certa passione. Insomma, c’era molta più consapevolezza, che raggiunge il picco proprio quando compi 30 anni, ed è per questo che sappiamo esattamente dove vogliamo andare, nonostante a volte ci manchino i mezzi per farlo. Abbiamo dalla nostra la fortuna di esserci costruiti da quando eravamo teenager di 16 anni.

Non è un caso, quindi, che molti nostri coetanei abbiano nostalgia di telefilm quali Beverly Hills 90210 o cartoni come Pollon?

Guarda, ritengo che siamo una generazione di nostalgici. Non a caso, abbiamo realizzato delle magliette raffiguranti i nostri idoli. Era un altro sentimento, eravamo molto più spontanei e ingenui e questi stessi stati d’animo ce li portiamo dietro ancora oggi. E’ vivissima l’idea di ciò che siamo. I cartoni di allora, Mila e Shiro, Holly e Benji e Hello Spank erano unici. Ti dico solo che l’altra mattina, alle 7, abbiamo visto che c’era Spank e ci siamo chiamate a vicenda dicendoci “Hai visto? c’è Spaaaank!!!”. In quei momenti ripensi a quando eri bambina, a chi sei adesso e ti chiedi “Sono come volevo essere?”. Questa è l’età giusta per cambiare, se ti fa schifo quello che sei, o altrimenti procedere tipo toro. Non è facile, soprattutto scontrandoci con la superificialità. Ad esempio, vedi che chi ha milioni di visualizzazioni ti sta regalando una risata, ma non contenuti.

Hai detto che la nostra è l’età della consapevolezza. Se un trentenne nel pieno di una crisi dovesse scrivervi e dirvi “scrivete delle cose meravigliose, siete motivanti, ma io ancora non ho capito chi sono. Come faccio?”, cosa gli consiglieresti?

Innanzitutto gli direi di fermarsi e prendersi del tempo per sé, per staccare la spina da ogni cosa che lo mette in crisi e cercare di capirsi. A trent’anni, più o meno, sai chi sei. Non sai chi sarai quando ne farai 40 ma sai chi sei oggi. E’ fondamentale accettarsi, se non ci riusciamo dobbiamo lavorare in tal senso. Abbiamo la maturità necessaria per farlo. Non abbiamo più 15 anni e non possiamo incazzarci col mondo se le cose non vanno come vorremmo. Adesso devi fare i conti con te stesso prima di farli con gli altri, è quella la chiave di svolta. Devi riuscire ad accettarti e a volerti bene nonostante i tuoi difetti. Io stessa, oggi, per alcune cose mi arrabbio ancora con me stessa, per esempio non riuscire a farmi scivolare le cose addosso, però a un certo punto devi parlare con l’altra te stessa e cercare di bilanciare questo tuo lato che ancora non sopporti. I trent’anni sono il momento ideale per abbandonare tutto ciò che non ti piace e tenere le cose che possono farti raggiungere la serenità di cui hai bisogno.

Visto che ci accomuna la musica, una canzone per descrivere i Trentenni?

Difficile rispondere, perché non voglio farti titoli banali….Ecco, se ne vuoi una divertente mi verrebbe da dirti Forever Young. degli Alphaville. Tuttavia, penso che quella più adatta e pregna di significato sia Get Up, Stand Up di Bob Marley.

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